Camminare nel nostro ambiente naturale ci consente di venire in contatto con numerose specie vegetali: per quanto impegnativo, è molto interessante e soddisfacente imparare a poco a poco a conoscerne alcune. Per ogni specie di pianta si possono scoprire numerosi spunti di interesse: certe caratteristiche particolari, le loro interazioni nell’ecosistema, l’uso alimentare, medicinale o di altro tipo che ne è stato fatto lungo i secoli.

Questa volta parliamo della  barba di becco (Tragopogon porrifolius), conosciuta anche con il nome di barba di prete o rapònzolo selvatico. Si tratta di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae (o Compositae) che cresce nei prati, nei campi incolti e al margine delle strade di campagna.

La fioritura avviene tra maggio e luglio e i fiori, di color rossoviolaceo, formano un’infiorescenza a capolino portata da lunghi peduncoli ingrossati nella parte terminale. Il frutto è un achenio che si assottiglia in un lungo becco sormontato da un pappo di setole piumose, che ricorda le setole della barba di un caprone.

Il nome del genere Tragopogon deriva dal greco (tragòs = caprone e pogòn = barba) e significava “barba di capra”, mentre l’epiteto della specie (porrifolius) deriva dal latino e si riferisce alla forma delle foglie che somigliano a quelle del porro selvatico.

Nel mese di luglio, Tragopogon porrifolius, se presente nei prati, è facilmente riconoscibile dalle infruttescenze a forma di globo — simili a quelli del Taraxacum officinale, comunemente chiamato dente di leone o soffione ma molto più grandi — che splendono dorate alla luce del sole.

Della pianta si utilizzano le giovani foglie della rosetta basale, che vengono cotte e condite spesso insieme ad altre erbe. Anche la radice viene cotta e consumata per il suo buon sapore.

Esiste un’altra specie simile ma con i fiori gialli, Tragopogon pratensis, della quale si utilizzano allo stesso modo foglie e radici e che viene indicata localmente con gli stessi nomi.

Tra le attività di Toscana Fuori Sentiero ci sono anche delle camminate alla scoperta delle erbe spontanee officinali e alimentari: partecipare a qualcuna di queste escursioni può essere un ottimo inizio per imparare a conoscere le piante intorno a noi.