Biodiversità: una parola difficile?

Biodiversità è una parola che sentiamo citare sempre più spesso e in ambiti anche un po’ diversi: dagli studi di scienze naturali alle campagne ecologiste a favore della conservazione di specie animali e vegetali, dalla produzione agricola pulita e sostenibile fino alle normative di tutela ambientale.

Ma che cos’è la biodiversità? Semplificando, la biodiversità di un’area è l’insieme di tutte le specie viventi che la abitano, con le conseguenti diverse relazioni e i “rapporti” che si instaurano tra queste specie e la diversità di habitat che compongono quell’area.

Spiegata così non suona neanche troppo difficile. Tuttavia uno studio della Commissione Europea dello scorso ottobre ha svelato che quasi il 70% dei cittadini Europei non conosce il significato del termine “biodiversità” e che più del 39% degli intervistati addirittura dichiara di non averne mai sentito parlare.

 

Perché la biodiversità è un concetto importante?

Non fosse una cosa così importante non ci sarebbe troppo da preoccuparsi. Ma molti studi scientifici hanno dimostrato che più specie vegetali e animali sono presenti in un ambiente, più questo sarà sano, funzionale e in grado di reagire in maniera migliore a eventi avversi; chiaramente stiamo parlando di specie autoctone, cioè originarie del territorio in cui vivono e non importate dall’uomo. In quest’ottica, la complessità di un sistema naturale è fondamentale per la sua ‘‘auto-preservazione’’ nel tempo.

 

Biodiversità… anche in città!

Questo concetto è applicabile anche agli ambienti urbani o antropizzati. Se riuscissimo a progettare e costruire città che possano ospitare il maggior grado di biodiversità possibile, questo migliorerebbe non solo la resistenza a eventi avversi — come ad esempio nubifragi o altri fenomeni meteorici violenti — ma anche la nostra qualità di vita.

Una corretta gestione e pianificazione delle aree urbane infatti, ricopre un ruolo importante nel preservare la biodiversità e nell’assicurare all’uomo tutti quei servizi che la natura ci offre e che sono fondamentali non solo per il nostro benessere, ma anche per la nostra sopravvivenza.

Anche le nostre città possono diventare piccoli scrigni di biodiversità.

Anche le nostre città possono diventare piccoli scrigni di biodiversità.

 

Per esempio, tutti ci rendiamo conto di come le città con il caldo estivo diventano dei veri e propri “forni”: ebbene, aree agricole ma anche piccoli giardini privati e tetti verdi contribuiscono attivamente alla mitigazione del cambiamento climatico e riducono l’effetto ‘‘isola di calore’’.

 

Proteggere la biodiversità

Eppure, nonostante la sua importanza, lo studio di Eurobarometro ci dice che c’è ancora da fare sul fronte della divulgazione , per far capire al maggior numero di persone possibile quanto sia fondamentale preservare la biodiversità che ci rimane — si calcola che il tasso di estinzione attuale sia 1000 volte superiore a quello che sarebbe naturalmente, senza l’intervento umano — e incoraggiarne il ritorno nelle aree più degradate.

Le principali minacce — che purtroppo sono legate o aggravate dalla presenza e dalla azione dell’uomo — vanno dalla frammentazione degli habitat, all’Introduzione di specie alloctone, dall’uso estensivo di pesticidi e sostanze Inquinanti, alla caccia e pesca indiscriminate ed eccessive. I mutamenti climatici e il riscaldamento globale vanno a peggiorare il tutto.

 

Le leggi ci sono…

La Comunità Europea ha elaborato il Programma Natura2000 che è il principale strumento per la conservazione della Biodiversità. Come è possibile leggere anche sul sito del Ministero dell’Ambiente, si tratta di

una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario […] costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici. La Direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo anche “conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali” (Art. 2). Soggetti privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone una gestione sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico. […] In Italia, i SIC, le ZSC e le ZPS coprono complessivamente circa il 19% del territorio terrestre nazionale e quasi il 4% di quello marino.

 

…anche in Toscana

Per quanto riguarda la Toscana, il Consiglio Regionale ha emanato la Legge regionale 6 aprile 2000, n. 56, Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche, e ha dato avvio a una articolata politica di tutela della biodiversità. Come apprendiamo dal sito della Regione Toscana,

con questa legge la Toscana ha definito la propria rete ecologia regionale composta dall’insieme dei SIC, delle ZPS e di nuove aree chiamate SIR (Siti di Interesse Regionale). Queste ultime, non comprese nella Rete Natura 2000, sono state individuate dalla Regione con lo scopo di ampliare il quadro d’azione comunitario tutelando habitat e specie animali e vegetali non contemplati fra quelli da tutelare previsti dalle citate direttive comunitarie.

Analogamente al sistema delle aree protette (derivante dall’attuazione della Legge Regionale n. 49 dell’11 aprile 1995), i SIR rappresentano in Toscana un vero e proprio strumento di tutela del patrimonio naturale finalizzato alla conservazione di specie e habitat protetti. Pur avendo quindi obiettivi diversi aree protette e SIR sono legati da una evidente reciproca funzionalità.

Ad oggi la rete di SIR è costituita da 167 Siti di Importanza Regionale per una superficie complessiva di circa 332.000 ettari, quasi il 15% dell’intero territorio regionale e comprende anche i 10 Sic marini della Toscana designati con DCR n. 35/2011 quale primo contributo della Regione Toscana all’estensione a mare della Rete Natura 2000.

 

Un patrimonio naturale da difendere

Non bisogna dimenticare che l’Italia è tra le nazioni europee più ricche di biodiversità: la fauna conta 58000 specie di cui il 30% sono endemiche — vale a dire che vivono solo in quello specifico areale — e la flora è rappresentata da quasi 8000 specie, di cui il 15% endemiche. La Toscana è una delle regioni della nostra nazione il maggior numero di specie animali e vegetali e di endemismi e questi strumenti aiutano ed hanno aiutato a proteggerle.

 

Lo strumento della consapevolezza

Al di là della normativa europea, nazionale e regionale, quello però che manca, e i dati lo confermano, è la consapevolezza da parte della maggior parte di noi di quanto sia bello ed importante, ad esempio, un prato incolto, almeno al pari del nostro pratino di casa, che sarà anche ordinato ma è sempre assetato ed visitato saltuariamente da qualche gazza o dai piccioni, ed è abitato da molte zanzare.

Invece, un prato naturale, incolto, è popolato di decine e decine di diverse specie di fiori spontanei, con decine e decine di insetti pronubi che le visitano, con lucertole e serpentelli che riposano al sole di una roccaglia, con un paio di toporagni che banchettano con una malcapitata cavalletta, con uccelli intenti a cacciare qualche farfalla, un riccio che pasteggia con una lumaca…

Un prato incolto ospita decine e decine di specie vegetali spontanee che, a loro volta, creano l'habitat in grado di favorire la presenza di numerose specie animali. I rapporti ecologici, le relazioni che si instaurano tra tutti questi numerosi elementi creano un sistema complesso in grado di reagire e adattarsi ai cambiamenti e agli eventi.

Un prato incolto ospita decine e decine di specie vegetali spontanee che, a loro volta, creano l’habitat in grado di favorire la presenza di numerose specie animali. I rapporti ecologici, le relazioni che si instaurano tra tutti questi numerosi elementi creano un sistema complesso in grado di reagire e adattarsi ai cambiamenti e agli eventi.

 

Uno dei più importanti obiettivi di Toscana Fuori Sentiero è proprio quello di far conoscere il nostro meraviglioso territorio e con esso la preziosa biodiversità che compone la Toscana!

 

Un video per concludere

C’è un bel video (in inglese) che prende in esame la reintroduzione del lupo nel parco statunitense di Yellowstone e che in meno di 5 minuti spiega quanto siano importanti i rapporti tra elementi che compongono un ecosistema e quanto a volte l’assenza o la presenza di alcuni di essi siano fondamentali per definire in meglio o in peggio un territorio.