Muretti e terrazzamenti
In alcune zone d’Italia, i muretti a secco sono elementi comuni dell’assetto del territorio, la cui importanza finisce spesso per essere sottovalutata e data per scontata.
Sono stati utilizzati fin dal tempo degli Etruschi e si sono diffusi più ampiamente nel Medioevo e nel Rinascimento: alcuni tra gli esempi più conosciuti sono rappresentati dalle Cinque Terre in Liguria, o dalle colline del Montalbano o della Val di Chiana in Toscana.
La loro funzione principale era quella di creare in aree collinari o montane dei terrazzamenti, vale a dire dei “gradoni” che consentissero alle antiche popolazioni di coltivare anche i pendii più scoscesi aumentando così la superficie utilizzabile e quindi la produzione agricola.
Rappresentano una delle prime opere di ingegneria ambientale su vasta scala dell’uomo, che modificarono estesamente non solo il paesaggio in senso “estetico”, ma anche gli usi ed i costumi delle persone che in quei paesaggi vivevano e lavoravano. Permisero inoltre la formazione di specifici habitat per la diffusione di particolari piante ed animali.
Le coltivazioni
Con la costruzione dei muretti a secco, l’andamento del pendio veniva rotto da numerosi “gradoni”. Le strette strisce pianeggianti di terreno create da tale sistemazione erano solitamente coltivate a ulivo e filari di vite, accompagnati da specie arboree da frutto — ciliegi, mandorli, fichi, castagni, a seconda delle zone climatiche e dell’altitudine — e da vari tipi di cereali — come grano e orzo — nonché dal foraggio per gli animali.
Tecniche di costruzione
La costruzione dei muretti a secco prevede particolari tecniche affinate nel corso dei secoli, rigorosamente senza l’uso di cemento o altri leganti. Devono essere usate grosse pietre piatte e allungate per gli strati inferiori della costruzione, mentre quelle più piccole e stondate, preferibilmente con almeno una faccia piatta, vengono usate per i successivi strati che si inclinano di qualche grado verso il lato della collina, per garantire un miglior contenimento. Infine, alla sommità del muretto, viene posto un ultimo livello formato da altre pesanti rocce piatte a coprire e a tenere fermi i sottostanti strati. Gli spazi più ampi lasciati tra le rocce vengono occupati da ciottoli più piccoli.
Una struttura così realizzata permette il passaggio dell’acqua e il suo naturale ruscellamento, ma trattiene trattiene la gran parte del suolo fertile del terrazzamento, evitando così il dilavamento di importanti nutrienti a valle.
Tecnica antica e valida per il futuro
I tradizionali terrazzamenti costituiscono una sistemazione delle coltivazioni detta a giropoggio: l’andamento delle strisce di terra coltivabili, infatti, “gira intorno alla collina”, seguendo l’andamento delle curve di livello. Ma l’andamento a giropoggio è stato progressivamente abbandonato perché mal si adattava alla peraltro fondamentale meccanizzazione delle produzioni.
Infatti le necessità di una agricoltura di grande scala ha portato spesso a preferire l’utilizzo del pendio collinare in maniera perpendicolare alle curve di livello: è la cosidetta sistemazione a rittochino. Di fatto, se i filari a rittochino consentono un utilizzo migliore dei mezzi meccanici, è anche vero che essi facilitano così il ruscellamento superficiale con il conseguente impoverimento del suolo.
Laddove si sia rinunciato al sistema dei terrazzamenti, Il dilavamento del suolo e dei nutrienti ha finito per rappresentare un problema ambientale e un costo occulto per gli agricoltori, visto il dispendio di energie, tempo e denaro necessario per far fronte a tali problemi.
Un habitat particolare
I muretti a secco contribuiscono a creare un habitat particolare, in cui non è difficile incontrare specie animali e vegetali di notevole valore ambientale.
Basti pensare a numerose felci, tra cui varie specie del genere Asplenium, o il capelvenere (Adiantum capillus-veneris) che si ritrova nei punti più umidi e ombrosi, o la cedracca (Ceterach officinarum) che invece si è adattata a resistere nelle zone calde e secche.
Accanto a queste, i muretti a secco ospitano spesso piantine di ombelico di Venere (Umbilicus rupestris), borraccina bianca (Sedum album), e la delicata cimbalina (Cymbalaria muralis) dai bellissimi fiori. Ma molte altre sono le specie che è possibile incontrare..
Tra gli animali si possono trovare numerose chiocciole e moltissimi insetti e ragni. Abbondano anche anfibi, negli anfratti più freschi e umidi assicurati dalle rocce, che offrono riparo a rospi e raganelle. E poi, i muretti a secco sono il regno di rettili come gechi, lucertole, orbettini, biacchi e saettoni. Non è difficile trovare inoltre, micromammiferi come arvicole, topi, topiragni ma anche qualche chirottero e uccello.
Che dite? Non è una buona idea camminare lungo sentieri costeggiati da muretti a secco alla scoperta del paesaggio e della biodiversità?